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al testo di Marina Pacifici
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Nella tenebra fugace degli anni
sfrecciano radiosi come treni nella notte i ricordi. Dissolvenze. Il sentiero d’autunno dell’amore stilla di nostalgia all’ombra dorata della faggeta. Riminiscenze. Nel rimpianto d’un sospiro il bacio tuo l’abbraccio fragrante di maturo ardore che l’arsura di tenerezza del cuore disseta. Non v’è appello, lo schiocco secco dei colpi senza attenuanti. Inappellabili, arcigne sentenze. Ombra nel kafkiano castello il Tempo vola via reo, fugace e menestrello. Silenti presenze. Ancora il tepore della tua carezza nel cielo di zaffiro. Ti sento accanto oltre il velo di nebbia d’ogni tristezza. I tuoi capelli d’argento le mie brune chiome i nostri sguardi l’un all’altra anelanti i passi perduti nel canto elegiaco del vento. Dirupò tutto nel commiato alla stazione. Uno sguardo di lacrime celate disperato il binario ti guardava andar via nel riflesso del mio sguardo dolente e accorato. Coincidenze. Ho perduto il biglietto smarrito nell’alba del bacio tuo diletto, ancora il tuo profumo nel gioco d’ombre e luce del colle in fiore fiorentino, il palpito di tenerezza del tuo bacio nel mattino. L’altura di San Miniato, i nostri occhi ebbri di letizia persi all’orizzonte, il mio cuore il tuo reame di dolcezza sconfinato. Partenze. Sospeso l’orario, bloccato l’orologio alla stazione. Eccomi al crepuscolo solitario unica passeggera in transito nella sala d’attesa deserta della serale desolazione. Crepuscolari iridescenze. Freme ramingo il cuore. Ti cerco con sguardo febbrile in fondo al binario. Cala la notte nel mio incedere solitario, custode di malinconiche ed inesorabili assenze. Sipario. Ombre argentee danzano oltre i binari, nel caleidoscopio dei ricordi il bacio dei tuoi occhi infinitamente cari. Dissolvenze. |
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